Biodiversità nei meleti della Val di Non
Ormai da anni il MUSE si occupa dello studio della biodiversità nei contesti agro-silvo-pastorali della Provincia. Grazie a tale lavoro è stato possibile evidenziare l’impatto negativo delle nuove politiche agricole sui prati stabili trentini e l’utilità di semplici pratiche agricole nel favorire gli impollinatori nei vigneti del progetto Terra-Aria-Acqua.
Con i medesimi obiettivi di conoscenza e salvaguardia del territorio provinciale, è nato il progetto “Agricoltura, Paesaggio e Natura in dialogo: per una produzione orientata alla sostenibilità della frutticoltura della Val di Non”, una collaborazione tra MUSE, l’Associazione dei Produttori Ortofrutticoli Trentini (APOT) e l’Università degli Studi di Milano.
Le mele nonese sono di certo un vanto della produzione ortofrutticola nazionale, richieste ed apprezzate anche all’estero, tuttavia la loro produzione – oggi decisamente intensiva – deve essere sempre più inquadrata in un contesto di sostenibilità e di riduzione di eventuali effetti negativi sugli ambienti nel territorio circostante.
*Foto da Paesaggi d’Anaunia, documento MUSE.
Il confronto con foto storiche come questa evidenzia la profonda trasformazione avvenuta nel corso dell’ultimo secolo: il paesaggio altamente polifunzionale – con frutteti alternati a colture orticole, seminativi e pascoli per il bestiame – è stato sostituito da fitti filari di meli, comportando una profonda semplificazione di ampie porzioni della valle. Solo le asperità topografiche di cui questa è ricca – come le sue spettacolari forre – assicurano il persistere di formazioni naturali, quali boschi misti e aree umide. Le aree prative sopravvivono oggi solo nella parte settentrionale della valle e sono importanti per l’alimentazione di bovini di rilevante interesse caseario.
Consapevoli degli impatti di questa intensificazione, già da anni APOT e i vari consorzi locali (es. Melinda) hanno orientato la produzione verso pratiche più sostenibili, adottando un disciplinare di produzione integrata (meno dannosa rispetto a quella convenzionale) e avvalendosi del supporto tecnico-scientifico della Fondazione Edmund Mach (per sperimentare nuove varietà e controllare la filiera). Il presente progetto mira, dunque, ad ampliare l’attenzione verso le comunità biologiche che vivono nei meleti, e il ruolo di questi nel contesto naturale più ampio della valle.
In particolare, il lavoro si concentra sullo studio di uccelli, insetti impollinatori e micromammiferi, tre gruppi tassonomici di particolare rilievo nel contesto ortofrutticolo in quanto dispensatori di importanti servizi (e talvolta disservizi) ecosistemici, come il controllo delle specie dannose, l’impollinazione e il danneggiamento delle piante da frutto.
Nella primavera-estate 2023 è avvenuta la prima stagione sul campo che ha visto impegnata un’ampia squadra di ricercatori, tra personale MUSE (Emanuela Granata, Chiara Fedrigotti, Giovanni Zanfei e Francesca Roseo) e delle Università (Corrado Alessandrini, Ekaterina Mogilnaia e Karan Sethi dell’Università di Milano e Valeria Vitangeli dell’Università di Padova), sotto il coordinamento scientifico di Paolo Pedrini, Mattia Brambilla (Università di Milano) e Dino Scaravelli (U. Bologna).
A distanza di qualche mese, i tanti dati raccolti (solo gli uccelli contati erano oltre diecimila!) sono stati informatizzati e le prime analisi sono in corso.
Presto i primi risultati!