I segreti nelle code delle salamandre

by Ambito Biologia della Conservazione on

a cura di Luca Roner e Antonio Romano

Quando in una giornata autunnale di pioggia vediamo una salamandra pezzata (Salamandra salamandra) muoversi sulle foglie del sottobosco, la nostra attenzione è attirata principalmente dai colori accesi della sua livrea. Quasi non facciamo caso alla coda che l’urodelo (così vengono classificati gli anfibi “portatori di coda”) si trascina stancamente dietro. Eppure, l’analisi approfondita di questa porzione del corpo può svelarci aspetti inediti della vita di queste creature.

Oltre a giocare un ruolo importante nella locomozione, la coda può infatti rivestire altre funzioni: nelle salamandre, ad esempio, l’accumulo del tessuto adiposo, importante fonte energetica, avviene principalmente in questa zona del corpo. Ma la quantità di tessuto adiposo della coda può rappresentare un buon indicatore della condizione corporea generale?

Per rispondere a questa domanda i ricercatori del MUSE, in collaborazione con il CNR, l’Università di Genova (DISTAV) e il Conservatoire D’espaces Naturels de Provence-Alpes-Côte d’Azur, hanno confrontato i dati di larghezza della coda (correlata al tessuto adiposo in essa contenuto) provenienti da sei diversi taxa di salamandre mediterranee, con l’Indice di Massa Scalare, una misura ottenuta da dati morfometrici e da tempo impiegata nella stima della condizione corporea degli anfibi.

I risultati ottenuti hanno dimostrato che la larghezza della coda è da considerarsi un buon indicatore della condizione corporea solo in casi ristretti: tale parametro è infatti pesantemente influenzato dalle caratteristiche ecologiche e riproduttive delle singole specie. Nel geotritone imperiale (Speleomantes imperialis), il tessuto adiposo accumulato nella coda delle femmine è risultato significativamente maggiore rispetto a quello dei maschi: in questa specie le cure parentali possono protrarsi fino a 52 giorni dopo la schiusa e le femmine necessitano quindi di accumulare una quantità di riserve energetiche maggiore. Il diverso accumulo di tessuto adiposo tra sessi è stato riscontrato anche nel tritone corso (Euproctus montanus), come probabile conseguenza del comportamento riproduttivo della specie, che affidando alla coda del maschio un ruolo attivo, necessita della presenza di una buona quantità di tessuto muscolare.

Nelle salamandre terrestri prese in esame (salamandrina dagli occhiali, Salamandrina perspicillata; salamandra alpina, Salamandra atra atra; e salamandra di Aurora; Salamandra atra aurorae)l’accumulo di tessuto adiposo nella coda è risultato positivamente correlato con l’Indice di Massa Corporea: in queste specie, infatti, la coda non possiede una specializzazione particolare, non sono presenti cure parentali e l’accoppiamento non necessita dell’utilizzo della stessa.

Di particolare interesse per il territorio trentino sono i dati riguardanti le due sottospecie di salamandra alpina, le quali evidenziano il maggior accumulo di tessuto adiposo tra tutte le salamandre prese in esame. Tale caratteristica è strettamente correlata all’ecologia di questi urodeli: la forte stagionalità che contraddistingue gli ambienti in cui questi animali vivono limita la loro attività a pochissimi mesi l’anno, con un accesso alle risorse trofiche molto ridotto.

Ulteriori approfondimenti riguardo questo studio sono disponibili sulla piattaforma ResearchGate al seguente link:
https://www.researchgate.net/publication/352491953_Energy_storage_in_salamanders’_tails_the_role_of_sex_and_ecology

Scritto da: Ambito Biologia della Conservazione