Biodiversità nei vigneti
La biodiversità all’interno dei vigneti dipende da una pluralità di fattori quali la gestione del suolo, la configurazione del paesaggio, la presenza di elementi strutturali e pratiche di gestione dell’area che sono a loro volta influenzate dal clima, dalla varietà della vite, dall’irrigazione e, chiaramente, dalla decisione degli agricoltori sulle pratiche di gestione da adottare. La viticoltura ha modellato il paesaggio per millenni da un punto di vista sia culturale che naturalistico, permettendo a molte specie animali e vegetali di colonizzare questi habitat. Vigneti storici come, ad esempio, i vigneti terrazzati sono dei veri e propri monumenti che rappresentano un’eredità culturale per il territorio così come ambienti naturali importanti per molte specie, soprattutto nelle regioni del mediterraneo.
In generale, possiamo trovare diverse specie che utilizzano la vigna per foraggiare, nidificare e svernare in ragione, chiaramente, alla loro necessità ecologica. Ad esempio, alcuni fringillidi come verzellino e fringuello possono utilizzare il vigneto sia durante l’inverno, sia durante la stagione riproduttiva per costruire il proprio nido fra i filari e la stessa cosa viene fatta anche da turdidi come tordo bottaccio e merlo. Anche picidi come il torcicollo possono utilizzare queste aree, e si è visto come questi possano utilizzare addirittura i buchi dei pali strutturali della vigna per poterci costruire il nido. Altre specie invece sono legate molto alla tipologia e gestione del vigneto. Ad esempio, la tottavilla seleziona il proprio habitat all’interno dei vigneti sulla base della copertura vegetazionale presente al suolo durante la stagione riproduttiva. In particolar modo, aree con vegetazione alta consentono la costruzione del nido per quelle specie che nidificano al suolo, mentre aree con vegetazione rada aumentano la visibilità degli invertebrati, prede non solo di uccelli insettivori, ma anche di quelle specie (granivore e frugivore) che implementano la loro dieta durante la nidificazione.
Chiaramente la diversità e l’eterogeneità del territorio giocano un ruolo importante per molte specie. Habitat mosaicati ed eterogenei dove vi è la presenza di aree naturali ripariali o residue come, ad esempio, praterie e boschi, sono habitat chiave per quelle specie che non riescono a foraggiare o nidificare all’interno dei vigneti, potendo ospitare anche specie di interesse conservazionistico come il succiacapre e l’ortolano. Importantissima è sicuramente la presenza di elementi lineari e puntuali come siepi, filari ed alberi che, assieme alla presenza degli habitat marginali, sono componenti chiave di un agroecosistema in quanto fungono da importanti corridoi ecologici, aree di rifugio, stazioni di canto, nonché apportano maggiore disponibilità trofica, siti di nidificazione, siti di aggregazione, ecc. Con il nostro progetto Terra-Aria-Acqua, condotto in collaborazione con il Comune di Trento e l’associazione Biodistretto di Trento (consorzio di agricoltori biologici trentini), abbiamo visto proprio come la presenza di questi elementi (in particolar modo, siepi) siano associate ad un maggior numero di specie ornitiche frequentanti il vigneto e ad una maggiore abbondanza di specie prioritarie come il codirosso comune.
Anche i muretti a secco giocano un ruolo importante per la biodiversità garantendo siti di nidificazione per rettili, mammiferi, artropodi, ma anche uccelli come muscicapidi, siti di riparo per le salamandre, così come aree idonee per la presenza di comunità floristiche peculiari, licheni e molluschi. Elemento fondamentale che regola la biodiversità all’interno dei vigneti è la gestione che viene fatta dell’area e l’applicazione delle pratiche agricole, le quali vanno a influenzare non solo elementi paesaggistici a larga scala, ma anche elementi a piccola scala legati, ad esempio, alla gestione del suolo. Con il nostro studio fatto sugli insetti impollinatori, abbiamo visto come questi dipendano strettamente dalla gestione dell’area agricola e, in particolar modo, dalla presenza di aree incolte sia all’interno che ai margini del vigneto come prati, incolti non gestiti, o vigneti messi a riposo. Anche la presenza di aree non sfalciate intra ed inter-filari con vegetazione alta, favoriti da tecniche come sfalcio alternato o sovescio, sono risultati essere elementi importanti per la conservazione degli insetti impollinatori poiché regolano e apportano maggiore disponibilità trofica e siti di nidificazione.
Tecniche per favorire la biodiversità
I vigneti hanno il potenziale per ospitare una biodiversità ricca e diversificata, tuttavia, la loro efficacia può venir meno a causa di una sfavorevole configurazione e composizione del paesaggio, nonché all’utilizzo di pratiche di gestione non sostenibili, quali l’agricoltura intensiva. La ricerca svolta in collaborazione con il Comune e il Biodistretto di Trento, ha portato all’identificazione dei principali fattori che regolano e influenzano la biodiversità e i servizi ecosistemici all’interno dei frutteti, concentrandoci sugli uccelli, che sono ottimi bioindicatori di un ecosistema e dello stato generale della biodiversità, su insetti impollinatori, che offrono un servizio ecosistemico chiave negli ambienti agricoli, e sui servizi ricreativi naturalistici a cui i vigneti possono prestarsi. Questo studio ha portato non solo allo sviluppo di un catalogo di buone pratiche da poter applicare all’interno delle aree coltivate a vite e a melo per aumentare il supporto alla biodiversità, ma anche a dei risultati pratici e attuativi come per esempio l’installazione di circa 300 cassette che hanno visto già nel 2022 un tasso di occupazione di circa il 38%. Chiaramente, l’utilizzo di misure “artificiali” come possono essere le cassette nido, devono andare di pari passo con la conservazione del territorio e della sua eterogeneità, che cono elementi chiave per il supporto effettivo delle biocenosi locali e dei servizi ecosistemici.