Agricoltura e biodiversità

A Trento l’edizione 2022 della City Nature Challenge, la sfida internazionale per mappare la biodiversità urbana, si apre con un serata-evento al parco di Villa Sant’Ignazio: venerdì 29 aprile, dalle 17 alle 22, MUSE e Cooperativa Sociale Samuele propongono una serie di attività dedicate alla Citizen Science, la scienza dei cittadini, con bioblitz, una visita agli orti del laboratorio di agricoltura sociale e un focus sul mondo dei pipistrelli. Tempo fino al 2 maggio, invece, per registrare le proprie osservazioni naturalistiche sulla piattaforma iNaturalist: l’anno scorso solo nel capoluogo trentino furono oltre 700, per un totale di 235 specie monitorate.

Un parco pubblico, un giardino, un prato, un orto, un terrazzo e uno smartphone, assieme a tanta voglia di mettersi in gioco: sono questi gli elementi che – dal 29 aprile al 2 maggio 2022, grazie a “City Nature Challenge” – trasformeranno i cittadini e le cittadine del Comune di Trento in veri e propri cittadini-scienziati. L’iniziativa internazionale, rilanciata a livello locale da MUSE – Museo delle Scienze, Comune di Trento, Società di scienze naturali del Trentino, Associazione per il WWF Trentino e Biodistretto di Trento con le aziende Maso Martis, Villa Margon-Ferrari, Cooperativa Samuele, Maso Franch e Azienda agricola Foradori, porterà scuole, cittadini e tutti i “curiosi di natura” a osservare con attenzione l’ambiente che ci circonda, scattare fotografie a piante e animali e registrare i suoni della natura. I dati raccolti potranno essere caricati su iNaturalist (https://www.inaturalist.org/projects/city-nature-challenge-2022-trento-cluster-biodiversita), un’app gratuita e aperta a tutti utilizzata in tutto il mondo, e contribuire così alla ricerca sulla biodiversità locale e nazionale.

L’EVENTO DI APERTURA 2022
Venerdì 29 aprile il MUSE si trasferisce in collina per un evento ideato insieme alla Cooperativa Sociale Samuele: a partire dalle 17 e fino alle 22, Parco Villa Sant’Ignazio – a pochi passi dal centro storico di Trento – si anima con un programma di attività a tema naturalistico: bioblitz, visite agli orti biologici del laboratorio di agricoltura sociale con un gustoso aperitivo a km0 e un focus sul mondo dei pipistrelli. Il ritrovo è previsto per le 17 all’ingresso della Cooperativa Samuele (via delle Laste, 22 – Trento). A seguire, il via alla serata con la visita agli orti e al vigneto biologico con il responsabile Milo Tamanini, la presentazione del progetto di rivalorizzazione del verde “L’altrobosco” (https://www.vsi.it/gli-studenti-e-laltrobosco/) e l’attività di bioblitz con i ricercatori e le ricercatrici del MUSE. Alle 19.30 l’apericena sulla Terrazza del BarNaut della Cooperativa Samuele con degustazione di prodotti a km zero, per concludere alle 21 con la scoperta della vita notturna: Claudio Torboli, esperto chirotterologo di Albatros srl e membro della Società di scienze naturali del Trentino, accompagnerà al chiaro di luna i partecipanti alla scoperta dei segreti dei pipistrelli con ausilio di batdetector .

La partecipazione all’evento è gratuita e aperta ad un numero massimo di 50 persone, con prenotazione su Ticketlandia.

LE ATTIVITÀ CON LE SCUOLE
Anche studenti e insegnanti sono invitati a raccogliere dati sulla biodiversità del Comune di Trento. A loro, la City Nature Challenge dedica una serie di appuntamenti organizzati in collaborazione con le aziende agricole del Biodistretto di Trento, che dal 2020 partecipano al progetto “Terra – Aria – Acqua”, dedicato alla gestione sostenibile del paesaggio agricolo e alla conservazione delle specie in esso presenti.

  • Il 29 aprile e il 2 maggio a Maso Franch (https://la-vis.com/) passeggiata tra i vigneti per cogliere gli aspetti più esaltanti della natura presente: le fioriture dei sovesci, i nidi, il bug hotel, le arnie. Attraverso la “prova della vanga” si aprirà quindi l’orizzonte sull’importanza del terreno e dell’ecosistema suolo, delle radici dell’erba, della comunicazione tra le piante, il tutto con una vista che domina dall’alto il fiume Avisio.
  • Il 29 e 30 aprile a Villa Margon Ferrari (https://www.ferraritrento.com/it/villa-margon/) si raccoglieranno, attraverso un Bioblitz guidato dagli esperti del MUSE, i dati sulla biodiversità degli ambienti agricoli collinari. A fine attività, visita guidata alla storica Villa del Cinquecento, che custodisce stanze riccamente affrescate e un prezioso Ciclo dei Mesi.
  • Sempre il 29 aprile Maso Martis (https://www.masomartis.it/) accoglierà le classi per un pomeriggio per conoscere più da vicino le specie animali e vegetali più caratteristiche di questo ambiente alle pendici del Monte Calisio. Infine, il 2 maggio, ci si sposterà nell’azienda agricola Foradori (https://www.agricolaforadori.com) per confrontarsi con vari microhabitat (il fontanile, il muretto a secco, il bosco di latifoglie, il fossato), in cui sperimentare diverse tecniche di monitoraggio.

 

LA CITY NATURE CHALLENGE
La City Nature Challenge (CNC) nasce nel 2016 da un’amichevole competizione tra il Museo di Storia Naturale della Contea di Los Angeles e l’Accademia delle Scienze della California. Negli anni successivi l’evento acquista una rilevanza mondiale, arrivando a coinvolgere nel 2021 ben 419 città appartenenti a 44 paesi diversi.
Nella CNC i cittadini vengono coinvolti dai ricercatori in attività di monitoraggio della biodiversità (Bioblitz) con lo scopo di registrare, mediante l’applicazione iNaturalist, il maggior numero di osservazioni naturalistiche su flora e fauna selvatica presente all’interno della propria città.
Quest’anno le città aderenti all’evento mondiale sono più di 450. In Italia, molte città italiane, tra cui Trento, hanno unito le proprie forze e risorse andando a costituire il “Cluster Biodiversità Italia” con cui, già dal 2018, hanno aderito alla CNC e contribuito al monitoraggio della biodiversità urbana italiana: nel 2021 le osservazioni effettuate sono state 10.200 e le specie censite sono state 3000. Nel 2022 le città italiane aderenti alla CNC saranno 14.

Progetto Terra-Aria-Acqua: una “primavera” di attività

by Chiara Fedrigotti on

Il progetto “Terra-Aria-Acqua”, nato nel 2020 per monitorare e proteggere la biodiversità urbana di Trento e dintorni, abbraccia la primavera con nuove iniziative e attività partecipative.

con il contributo di Paolo Pedrini, Giuliano Micheletti e Paola Fontana

Per il mondo agricolo, la primavera ha un sapore e un significato particolari: con il risvegliarsi della natura, la campagna saluta una nuova stagione produttiva, guardando con fiducia ad un raccolto abbondante e di qualità. Ed è con questo stesso spirito che il MUSE si appresta a proseguire per il secondo anno il percorso intrapreso nel 2020 con le aziende del Biodistretto di Trento e il Comune.

In un primo anno inevitabilmente segnato dalle restrizioni imposte dalla pandemia di Coronavirus, i ricercatori del MUSE si sono dedicati alla caratterizzazione ambientale delle realtà coinvolte: le indagini hanno riguardato una quindicina di aree (tra aziende e parchi comunali) distribuite all’interno dei confini di Trento, per le quali si è provveduto ad una mappatura di dettaglio degli elementi naturalistici di pregio da tutelare e delle situazioni più bisognose invece di attenzione.

Su questa solida base di conoscenze, si è quindi sviluppato il programma di attività che animerà questo secondo anno di progetto: a partire dalle prossime settimane prenderà infatti avvio il programma di monitoraggio delle specie presenti, così da aggiungere ai dati paesaggistici, informazioni sulle comunità di animali che abitano in questi ambienti. Un’attenzione particolare sarà rivolta all’avifauna nidificante nei vigneti e negli ambienti circostanti, quali bioindicatori della biodiversità, e agli anfibi, il taxon di vertebrati a più altro rischio di estinzione su scala mondiale.

Gli impegni di Terra-Aria-Acqua però non si limitano a questo: c’è la condivisione di buone pratiche a favore della biodiversità, la progettazione di una nuova area agricola improntata alla sostenibilità nei terreni di Fondazione Crosina Sartori Cloch a sud di Trento, l’interazione con altre progettualità attive, come Nutrire Trento, il processo partecipativo promosso da Comune e Università di Trento, dedicato alla promozione di un consumo consapevole e alla valorizzazione dei prodotti locali, o ALPTREES indirizzato invece all’utilizzo e gestione delle specie alloctone di alberi in ambito urbano.

Prosegue anche l’installazione delle cassette nido per agevolare la nidificazione della civetta comune (Athene noctua) e di altre specie insettivore “utili” come upupa, torcicollo, codirosso e pigliamosche nelle campagne del capoluogo. L’azione dedicata al rapace notturno, iniziata tra dicembre 2020 e gennaio 2021, è un’anteprima di quello che sarà un progetto realizzato dall’Associazione De Gaspari, in collaborazione con Istituto Comprensivo Trento 3, Cooperativa Laboratorio Sociale, Associazione “Circolo Tonini Amici del legno” e Auser del Trentino, con l’obiettivo di promuovere modelli sostenibili di produzione e di consumo attraverso il dialogo tra il mondo della scuola e quello contadino. La Cooperativa sociale Progetto 92 è invece la realtà che segue la produzione degli altri modelli di nidi artificiali e di ulteriori strutture a favore della biodiversità.

Altro importante tassello del progetto è rappresentato dal coinvolgimento dei cittadini, chiamati a contribuire, alla raccolta di dati naturalistici nelle aree verdi e negli ambienti agricoli periurbani. Diventare un cittadino-scienziato è semplicissimo, basta un telefono, l’applicazione gratuita iNaturalist e tanta, tanta voglia di guardarsi attorno con curiosità. Ad oggi, la pagina di Terra-Aria-Acqua ospitata sulla piattaforma ospita già più di 4.000 osservazioni, caricate da coloro che passeggiando per le strade e dintorni di Trento si sono imbattuti in qualche creatura capace di attirare la loro attenzione.

Per quanti poi volessero dedicarsi con più costanza al progetto, le liste di specie elaborate dai ricercatori del MUSE (Invertebrati, piante alloctone, vertebrati, prime fioriture), offriranno l’opportunità di “specializzarsi” nella ricerca di elementi della fauna e della flora particolarmente interessanti dal punto di vista ecologico.

Una ricchezza che il progetto Terra-Aria-Acqua intende preservare, incentivare e valorizzare, con la consapevolezza che da essa dipende la qualità dei prodotti che consumiamo e degli ambienti che frequentiamo.


Aderiscono al progetto: Ass. culturale “Biodistretto di Trento”; Comune di Trento; Azienda Agricola Foradori; Cantina Aldeno; Cantine Ferrari; Cantina La Vis; Cantina Moser; Cantina Sociale di Trento; Cooperativa Sociale Progetto 92; Cooperativa Sociale Samuele; Maso Cantanghel; Maso Martis; Societa Frutticoltori Trento.

I prati da sfalcio (o stabili) sono indubbiamente uno dei tratti più caratteristici del paesaggio di media e bassa quota delle nostre montagne e sono considerati uno degli ecosistemi più biodiversi a scala globale. La loro esistenza è legata a doppio filo con il settore lattiero-caseario e le profonde trasformazioni che lo hanno interessato negli ultimi decenni hanno inevitabilmente generato cambiamenti significativi anche in questo tipo di agroecosistema.
Con l’ammodernamento e l’intensificazione delle pratiche gestionali, spesso favorite dalla Politica Agraria Comune (PAC), sulle Alpi, nel volgere di pochi anni, si è assistito alla trasformazione di prati stabili ricchi di specie e caratterizzati da splendide fioriture, in prati a bassa ricchezza floristica, dominati da poche specie nitrofile e di basso interesse foraggero. Le trasformazioni delle comunità vegetali hanno importanti conseguenze anche per i livelli trofici superiori, impattando su invertebrati e vertebrati, sebbene le evidenze scientifiche su questi ultimi siano meno abbondanti.

Quali siano stati gli effetti di questi cambiamenti sulle comunità di uccelli (qui utilizzati come indicatori biologici) dei prati delle Alpi, e nello specifico del Trentino, è la domanda che ha motivato l’ultima ricerca della Sezione, recentemente pubblicata sulla rivista internazionale di ecologia Journal of Applied Ecology (https://besjournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/1365-2664.13332).

Nel corso della ricerca, sono state studiate le comunità di uccelli dei prati da sfalcio in 63 aree campione, scelte come rappresentative dei vari contesti geografici interessati dalla praticoltura nella provincia, a quote comprese fra i 300 e i 1550 m s.l.m.. Contestualmente sono stati raccolti dati ambientali relativi alla composizione e alla struttura del paesaggio, ma anche alla gestione di più di 900 particelle di prato, valutando nello specifico il livello di conversione dei prati in altre colture, il livello di concimazione (utilizzando come misura indiretta lo stato delle comunità vegetali) e la tempistica degli sfalci.

Bigia padovana (Sylvia nisoria). Ph. Giacomo Assandri/ Arch. MUSE.

I risultati evidenziano chiaramente come i paesaggi caratterizzati da un’elevata superficie di prati recentemente convertiti in altre forme colturali ospitino comunità di uccelli dominate da specie generaliste che sostituiscono quelle “specialiste” del prato. Laddove permane il prato stabile, diverse specie sono influenzate dalla data dello sfalcio che, se avviene prima del 20 giugno, riduce il successo riproduttivo di quelle che nidificano a terra nell’erba, rendendo di fatto il prato inospitale per queste specie.
L’elevata concimazione riduce complessivamente il numero di specie di uccelli che si trovano nei prati; infatti, molte specie, anche non specialiste, utilizzano questi ambienti per alimentarsi e risentono probabilmente dell’impoverimento delle comunità di piante e invertebrati tipico dei prati eutrofizzati.

Nelle aree prative del Trentino sono presenti anche alcune specie che non nidificano nell’erba, ma utilizzano elementi strutturali tipici dei paesaggi agrari estensivi, quali siepi e cespugli: tra quelle di particolare pregio conservazionistico ricordiamo l’averla piccola e la bigia padovana. Queste risentono della meccanizzazione della praticoltura, che prevede la rimozione di questi elementi per facilitare sfalci e concimazioni su ampie superfici con l’uso di mezzi agricoli pesanti.

In conclusione, lo studio ha evidenziato come le pratiche agricole e la moderna zootecnia di montagna abbiano perso quel profondo legame con il paesaggio tradizionale e, conseguentemente, con la ricchezza faunistica e floristica che li caratterizzava. Per favorire la biodiversità dei prati montani, nella futura pianificazione e valorizzazione dei territori montani sarebbe importante salvaguardare e favorire quelle microeconomie di nicchia e sostenibili, basate su produzioni casearie locali di alto valore gastronomico – ma anche economico – legate con il paesaggio tradizionale in cui sono radicate e da cui traggono il loro valore identitario, non trascurando l’importanza che queste possono avere anche per altri comparti economici importanti, quali il turismo.

La pre-print dell’articolo è disponibile qui:

La ricerca è stata condotta in collaborazione e co-finanziata dal Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette e dal Servizio Politiche Sviluppo Rurale della Provincia Autonoma di Trento, e in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia con la supervisione del prof. Giuseppe Bogliani.