Dal 7 al 9 febbraio 2018 si è tenuto a Berna un workshop internazionale dal titolo «Prompting an international research network on biodiversity and environmental change in high alpine ecosystems», organizzato dall’Università di Berna grazie a un finanziamento da parte della Swiss National Science Foundation (FNSNF). Circa 30 i ricercatori che hanno partecipato al workshop, tutti accomunati dall’interesse per gli uccelli in ambienti alpini e artici e gli effetti del cambiamento climatico su queste specie e sulle comunità biologiche cui appartengono.
Il primo giorno ha visto l’intervento di 10 keynote speakers, provenienti da diversi paesi europei e non (nel caso di Kathy Martin, dal Canada). I due giorni successivi sono stati invece dedicati ad attività di approfondimento e progettazione sul tema, lavorando principalmente in gruppi tematici. Anche tre ricercatori della Sezione hanno partecipato al workshop: Mattia Brambilla, Giacomo Assandri e Davide Scridel.
Mattia, tra i keynote speakers del primo giorno, ha presentato un contributo intitolato: «Dead birds flying? Predicted impacts of climate change on mountain bird species are not uniform across different spatial scales», incentrato sui risultati raggiunti nell’ambito delle ricerche svolte dalla sezione sul tema biodiversità e cambiamenti ambientali. Dopo aver proposto un “inquadramento” degli uccelli montani, Mattia ha mostrato alcuni studi eseguiti a scale spaziali differenti (paesaggio, territorio e microhabitat di foraggiamento), mettendo in evidenza come l’impatto atteso dai cambiamenti climatici sia potenzialmente diverso per le stesse specie e nelle stesse aree, a seconda della scala spaziale a cui essi vengono considerati. A conclusione dell’intervento ha quindi tracciato un “bilancio” dei vantaggi e svantaggi offerti da ciascuna scala spaziale.
Il workshop ha rappresentato un’ottima occasione di confronto e aggiornamento su tematiche di assoluto rilievo e attualità: i cambiamenti climatici hanno già avuto forti impatti sugli ecosistemi degli ambienti alpini (e non solo) e continueranno a esercitare un’influenza determinante per lungo tempo ancora. Le ricerche che la Sezione sta conducendo su questo tema hanno consentito di individuare alcuni importanti elementi per la conservazione della biodiversità in questo momento di forti cambiamenti e nuovi importanti elementi si stanno progressivamente aggiungendo.
Le indicazioni per la conservazione delle specie alpine spaziano dalla necessità di ridurre i conflitti con le attività antropiche, che saranno incrementati dal cambiamento climatico (v. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jbi.12796/full), all’importanza di preservare i siti più importanti e le principali connessioni tra popolazioni (http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/ddi.12572/full). Studi condotti con un elevato dettaglio spaziale (https://link.springer.com/article/10.1007/s10336-016-1392-9) sono invece importanti per definire raccomandazioni gestionali a scala locale per le specie più sensibili alle alterazioni dovute al cambiamento climatico.
I tre giorni trascorsi a Berna hanno portate all’elaborazione di nuove idee e strategie per approfondire la comprensione dei meccanismi influenzanti la risposta delle specie ornitiche (e degli ecosistemi più in generale) ai cambiamenti climatici. Ai partecipanti del workshop spetta ora il compito di cercare gli strumenti finanziari per tradurre in pratica gli ottimi spunti scaturiti in questi tre giorni.
Foto: Mattia Brambilla