Atlante Anfibi e Rettili della provincia di Trento, stagione di campo 2019

by Karol Tabarelli de Fatis on

Per il progetto Atlante Anfibi e Rettili della provincia di Trento è di nuovo tempo di radunare le forze e dare inizio al terzo anno di raccolta dati! Fino ad oggi, la collaborazione tra studiosi, appassionati o semplici cittadini (citizen science), accomunati dalla voglia di contribuire con le proprie osservazioni all’ampliamento qualitativo e quantitativo delle conoscenze sull’erpetofauna trentina si è rivelata vincente ed è con grande piacere che la Sezione di Zoologia dei Vertebrati desidera rinnovare anche per questo 2019 l’invito a partecipare.

Per scoprire come inviare la tua segnalazione segui le istruzioni qui descritte. Ai dati del nuovo Atlante è dedicato uno specifico progetto sulla piattaforma iNaturalist (Atlante Anfibi e Rettili del Trentino), che attualmente conta 2.114 osservazioni in costante incremento.
Per qualsiasi domanda, non esitate a contattarci, scrivendo una mail a: anfibi.rettili@muse.it


Le potenzialità della “scienza partecipata”: il caso del Colubro del Riccioli (Coronella girondica)

L’esemplare di Coronella girondica, rinvenuto da Umberto Cristofori.

La stagione 2019 si è aperta con un’osservazione assai preziosa: martedì 16 aprile, il Sig. Umberto Cristofori, ha inoltrato, tramite la pagina Facebook Anfibi e Rettili del Trentino – Alto Adige/Südtirol, la foto di un serpente rinvenuto in un giardino privato confinante con un uliveto, ad Arco (Valle del Sarca, TN), chiedendo informazioni sulla specie. Grande l’emozione degli esperti al momento dell’identificazione: si trattava infatti di un Colubro del Riccioli Coronella girondica (Daudin, 1803), specie per la quale le segnalazioni disponibili erano minime e che è stata subito rilasciata nel sito di rinvenimento.

Questo quanto si scriveva a riguardo della specie nell’Atlante degli Anfibi e dei Rettili della provincia di Trento (Amphibia, Reptilia) 1987-1996 con aggiornamenti al 2001:

Questo Serpente è distribuito in tutta la Penisola balcanica, nella Francia sud occidentale e in parte dell’Italia (Gruber, 1989). Nel nostro Paese l’areale sembra piuttosto frammentato; al nord, l’Atlante provvisorio degli Anfibi e dei Rettili italiani (S.H.J., 1996) cartografa questa specie nella Lombardia meridionale, in Val d’Aosta e anche in Friuli, non lontano dal confine austriaco.

In bibliografia il colubro di Ricciòli è segnalato per diverse località del Trentino meridionale (Bruno, 1966; Bruno & Maugeri, 1977; Dusej, 1989; Gredler, 1882 in Razzetti et alii, 2001); la sua distribuzione trentina è stata definita fin dall’inizio del secolo da Dalla Torre (1912) che la indicava per tutto il territorio posto a meridione dell’allineamento Tione- Trento – Valsugana (cfr. anche BRUNO, 1992). È probabile che gli Autori successivi si siano rifatti a tale fonte per indicane la presenza in Trentino. I dati invece di Dusej si riferiscono alla collezione erpetologica del Museo di Storia Naturale di Vienna la quale conterrebbe esemplari catturati a Torbole, nei dintorni di Riva del Garda, a Santa Maria Maddalena – Riva, a Nogaredo presso Rovereto e a Isera presso Rovereto.

Nella collezione erpetologica del Museo Civico di Rovereto sono conservati alcuni reperti che testimoniano la presenza di questa specie nel Trentino meridionale anche nel periodo 1930-1950: Madonna del Monte presso Rovereto, 1934; Albaredo in Vallarsa 1958; Pozze di Mori, tra Mori e Loppio, Vallagarina, ottobre 1951. Questi dati testimoniano che il colubro di Ricciòli era presente nel Trentina meridionale fino a non molti decenni orsono; l’assenza di segnalazioni recenti ne proverebbe una drastica rarefazione o persino la scomparsa locale. Attualmente la specie va quindi considerata come dubitativamente presente in Trentino e comunque necessitante di conferma.

La documentazione successiva al 2001 consisteva fino ad pochi giorni fa di un unico rinvenimento (esemplare trovato l’01.05.2006, presso gli Uffici Comunali, confinanti con un orto privato,  in Via della Terra a  Rovereto).

“La partecipazione di non scienziati nel processo di raccolta ed analisi di dati secondo specifici protocolli” (come Bruce Lewenstein, professore della Cornell University, definisce la citizen science) si è rilevata quindi vincente, permettendoci di riconfermare questa specie particolarmente elusiva, dalle abitudini criptico/notturne e incoraggiandoci a proseguire sulla strada del coinvolgimento e della condivisione di conoscenze.

Al prossimo aggiornamento!

Scritto da: Karol Tabarelli de Fatis