Atlante Anfibi e Rettili

a cura di Giovanni Zanfei, Antonio Romano e Karol Tabarelli de Fatis

I rettili, assieme agli anfibi, sono i vertebrati più minacciati a livello globale. Inoltre, data la loro marcata sensibilità alle alterazioni ambientali e l’elevata specializzazione ecologica, anche se poco studiati, questi animali possono fornire importanti dati ecologici come bioindicatori. Alla luce di questi motivi è facile intuire l’importanza dei monitoraggi erpetologici.

Dal 2018 il MUSE conduce un’attività di ricerca sull’erpetofauna tramite l’uso di rifugi artificiali, una metodologia che risulta essere decisamente vantaggiosa, in quanto permette di aumentare la contattabilità degli animali e di raccogliere informazioni standardizzate.

I rifugi artificiali (RA) consistono in oggetti disposti in un ambiente, al fine di campionare gli animali che potrebbero ripararvisi al di sotto, e possono essere costituiti di diversi materiali (legno, lamiera, cartone catramato o cemento). Nello specifico, in questa ricerca sono stati utilizzati come rifugi artificiali delle onduline (101×78 cm) in cartone catramato, un materiale impermeabile e adatto ad assorbire calore. Queste sono state posizionate in cinque siti: quattro Riserve Naturali Provinciali (Lavini di Marco, Marocche di Dro, Lago di Loppio, Monte Brione) e al Giardino Botanico Alpino delle Viote, per un totale di 100 rifugi artificiali (20 per ciascun sito).

L’attività di campo prevede il controllo periodico di ogni RA, tenendo conto di diversi parametri ambientali (come ora del giorno, temperatura ed irraggiamento solare), per verificare l’eventuale presenza di rettili che vi abbiano trovato riparo. Al termine dell’attività di monitoraggio i dati raccolti vengono divisi per specie e per sito, così da poter ricavare informazioni sulle specie presenti, su quali sfruttano maggiormente i rifugi artificiali e in quali ambienti questi siano più efficaci.

Le specie ritrovate con maggior frequenza sono state la lucertola muraiola (Podarcis muralis), la natrice dal collare elvetica (Natrix helvetica) e l’orbettino italiano (Anguis veronensis). Il sito dove sono state individuate più specie è il Giardino Botanico Alpino delle Viote, probabilmente perché in quota i rifugi artificiali vengono sfruttati non solo come ripari, ma anche come “rifugi termici”, dove i rettili possono assorbire calore più facilmente e velocemente, dal momento che la temperatura alle alte quote è spesso un fattore limitante per gli animali eterotermi.

Ma i rifugi artificiali vengono sfruttati anche da altri animali: numerosi taxa di artropodi (formiche e ortotteri, ma anche chilopodi, diplopodi e aracnidi), molluschi gasteropodi, anfibi (rospo comune) e piccoli mammiferi (come Apodemus sp., Microtus sp. e Rattus sp).

Creare una base di conoscenze su cui fondare pratiche di gestione sostenibili per gli ambienti acquatici della Riserva di Biosfera UNESCO Alpi Ledrensi e Judicaria. È questo l’obiettivo finale del programma di ricerca “ACQUAVIVA – Acqua e Vita”, che in questi mesi sta portando i ricercatori del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e della nostra Sezione a setacciare le zone umide dei territori compresi tra il Lago di Garda e il Parco Naturale Adamello Brenta. Una ventina i siti indagati, tra laghi (Ledro, Ampola, Tenno e Nembia), torbiere (Fiavé, Lomasona), e pozze d’alpeggio, ecosistemi questi ultimi, la cui biodiversità resta ancora oggi per gran parte inesplorata.

 

Alcuni esempi di siti campionati nel corso del progetto. Da sx verso dx: Bocca Giumella, Passo Durone e Malga Stabio. Ph. Karol Tabarelli de Fatis/Arch.MUSE

 

Oltre ad una tradizionale descrizione degli habitat, delle specie presenti e dello stato di ciascun ambiente, l’indagine si propone di testare anche tecniche di monitoraggio innovative. È il caso delle analisi di DNA ambientale, grazie al quale, partendo solo da poche tracce (uova, residui di pelle, feci, ecc.), è possibile ricostruire un quadro dettagliato delle specie presenti in un’area: dagli anfibi, ai batteri. Ma non solo: ricostruendo la struttura genetica della popolazione di una specie target (in questo caso, la rana di montagna – Rana temporaria) si possono ottenere informazioni sulla diversità genetica delle singole popolazioni, un parametro che riflette il potenziale evolutivo della specie e la sua capacità di sopravvivenza nel lungo periodo.

 

I ricercatori impegnati nelle procedure di campionamento. Ph. Arch. MUSE

 

La ricerca offre anche l’occasione per testare le fasi e le condizioni in cui le tecniche molecolari risultano essere più efficaci, con la possibilità di stilare un vero e proprio protocollo di campionamento esportabile anche in altri contesti, con un occhio di riguardo alla rete mondiale delle Riserve di Biosfera UNESCO. Altro aspetto su cui il progetto ACQUAVIVA intende lavorare è quello della comunicazione e della divulgazione, sperimentando nuove tecniche e mezzi di comunicazione. Oggi più che mai si avverte con urgenza la necessità di avvicinare i comuni cittadini al mondo della ricerca, affinché si diffonda tra la popolazione una maggior consapevolezza della ricchezza naturalistica dei luoghi che vive, sia quotidianamente, sia per una semplice visita.

Terminata da poco la prima serie di campionamenti il team ACQUAVIVA è già pronto per una seconda tornata di sopralluoghi e raccolta campioni.

Grazie a tutto il gruppo di lavoro! Per la FEM: Heidi Hauffe, Nico Salmaso, Adriano Boscaini, Leonardo Cerasino, Lucia Zanovello, Matteo Girardi e Alexis Marchesini. Per il MUSE: Paolo Pedrini, Sonia Endrizzi, Chiara Fedrigotti, Karol Tabarelli de Fatis, Luca Roner e Giuseppe Melchiori.

ACQUAVIVA è un progetto cofinanziato dalla Riserva di Biosfera MAB UNESCO Alpi Ledrensi e Judicaria

Per il progetto Atlante Anfibi e Rettili della provincia di Trento è di nuovo tempo di radunare le forze e dare inizio al terzo anno di raccolta dati! Fino ad oggi, la collaborazione tra studiosi, appassionati o semplici cittadini (citizen science), accomunati dalla voglia di contribuire con le proprie osservazioni all’ampliamento qualitativo e quantitativo delle conoscenze sull’erpetofauna trentina si è rivelata vincente ed è con grande piacere che la Sezione di Zoologia dei Vertebrati desidera rinnovare anche per questo 2019 l’invito a partecipare.

Per scoprire come inviare la tua segnalazione segui le istruzioni qui descritte. Ai dati del nuovo Atlante è dedicato uno specifico progetto sulla piattaforma iNaturalist (Atlante Anfibi e Rettili del Trentino), che attualmente conta 2.114 osservazioni in costante incremento.
Per qualsiasi domanda, non esitate a contattarci, scrivendo una mail a: anfibi.rettili@muse.it


Le potenzialità della “scienza partecipata”: il caso del Colubro del Riccioli (Coronella girondica)

L’esemplare di Coronella girondica, rinvenuto da Umberto Cristofori.

La stagione 2019 si è aperta con un’osservazione assai preziosa: martedì 16 aprile, il Sig. Umberto Cristofori, ha inoltrato, tramite la pagina Facebook Anfibi e Rettili del Trentino – Alto Adige/Südtirol, la foto di un serpente rinvenuto in un giardino privato confinante con un uliveto, ad Arco (Valle del Sarca, TN), chiedendo informazioni sulla specie. Grande l’emozione degli esperti al momento dell’identificazione: si trattava infatti di un Colubro del Riccioli Coronella girondica (Daudin, 1803), specie per la quale le segnalazioni disponibili erano minime e che è stata subito rilasciata nel sito di rinvenimento.

Questo quanto si scriveva a riguardo della specie nell’Atlante degli Anfibi e dei Rettili della provincia di Trento (Amphibia, Reptilia) 1987-1996 con aggiornamenti al 2001:

Questo Serpente è distribuito in tutta la Penisola balcanica, nella Francia sud occidentale e in parte dell’Italia (Gruber, 1989). Nel nostro Paese l’areale sembra piuttosto frammentato; al nord, l’Atlante provvisorio degli Anfibi e dei Rettili italiani (S.H.J., 1996) cartografa questa specie nella Lombardia meridionale, in Val d’Aosta e anche in Friuli, non lontano dal confine austriaco.

In bibliografia il colubro di Ricciòli è segnalato per diverse località del Trentino meridionale (Bruno, 1966; Bruno & Maugeri, 1977; Dusej, 1989; Gredler, 1882 in Razzetti et alii, 2001); la sua distribuzione trentina è stata definita fin dall’inizio del secolo da Dalla Torre (1912) che la indicava per tutto il territorio posto a meridione dell’allineamento Tione- Trento – Valsugana (cfr. anche BRUNO, 1992). È probabile che gli Autori successivi si siano rifatti a tale fonte per indicane la presenza in Trentino. I dati invece di Dusej si riferiscono alla collezione erpetologica del Museo di Storia Naturale di Vienna la quale conterrebbe esemplari catturati a Torbole, nei dintorni di Riva del Garda, a Santa Maria Maddalena – Riva, a Nogaredo presso Rovereto e a Isera presso Rovereto.

Nella collezione erpetologica del Museo Civico di Rovereto sono conservati alcuni reperti che testimoniano la presenza di questa specie nel Trentino meridionale anche nel periodo 1930-1950: Madonna del Monte presso Rovereto, 1934; Albaredo in Vallarsa 1958; Pozze di Mori, tra Mori e Loppio, Vallagarina, ottobre 1951. Questi dati testimoniano che il colubro di Ricciòli era presente nel Trentina meridionale fino a non molti decenni orsono; l’assenza di segnalazioni recenti ne proverebbe una drastica rarefazione o persino la scomparsa locale. Attualmente la specie va quindi considerata come dubitativamente presente in Trentino e comunque necessitante di conferma.

La documentazione successiva al 2001 consisteva fino ad pochi giorni fa di un unico rinvenimento (esemplare trovato l’01.05.2006, presso gli Uffici Comunali, confinanti con un orto privato,  in Via della Terra a  Rovereto).

“La partecipazione di non scienziati nel processo di raccolta ed analisi di dati secondo specifici protocolli” (come Bruce Lewenstein, professore della Cornell University, definisce la citizen science) si è rilevata quindi vincente, permettendoci di riconfermare questa specie particolarmente elusiva, dalle abitudini criptico/notturne e incoraggiandoci a proseguire sulla strada del coinvolgimento e della condivisione di conoscenze.

Al prossimo aggiornamento!