Natura2000 e aree protette

Smontati gli impianti, i ricercatori del MUSE sono ritornati alle loro consuete postazioni, cominciando a riordinare i tanti dati, raccolti nella lunga attività di monitoraggio della migrazione. Il 2019 si è rivelata un’annata di passo intenso, che ha permesso agli inanellatori di “marcare” quasi 20.000 uccelli: 12.028 a Bocca Caset e 7.450 presso il Passo del Broccon.

L’attività in sintesi – Numeri importanti, raggiunti in entrambe le stazioni, ma con diversa modalità. Per Bocca di Caset, il contributo delle specie cosiddette “irruttive” è stato determinante: la cincia mora ha registrato un record storico (2874), risultando la specie più catturata, seguita dai lucherini, con 2392 esemplari inanellati. Anche il crociere, tipica specie nomadica ed invasiva, ha raggiunto un nuovo massimo per la stazione, con 890 individui, catturati prevalentemente tra agosto e settembre. Alla Stazione del Passo del Broccon, attiva dalla fine di settembre ad ottobre, più della metà degli uccelli monitorati sono stati pettirossi (4.089, 978 dei quali catturati in una sola notte). A questi sono andati aggiungendosi fringuelli, cince more e regoli, con un passo significativo, seppur nella media.

Contenute, nonostante i numeri, le ricatture straniere: a Bocca di Caset un lucherino con anello dello schema austriaco e due individui (un luì bianco e un crociere) inanellati nella vicina stazione di Passo Spino. Di origine mitteleuropea le ricatture registrate al Passo del Broccon: un gufo comune e un pettirosso con anelli della Repubblica Ceca e un fringuello polacco.

Il gufo comune (Asio otus) con anello ceco, catturato al Passo Broccon.

Il notevole numero di specie censito (76 a Bocca di Caset e 60 al Passo del Broccon) conferma il valore ecologico e naturalistico dei due valichi, sia durante la migrazione post-riproduttiva degli uccelli sia per le specie residenti. Non sono poche inoltre le specie inserite nell’Allegato I della Direttiva “Uccelli”: albanella reale, fagiano di monte, francolino di monte, gufo di palude, civetta nana, civetta capogrosso, succiacapre, picchio nero, picchio cenerino, tottavilla, pettazzurro, averla piccola, ortolano.

Non solo inanellamento – A loro si aggiungono altri gruppi di specie (odonati, sfingidi e chirotteri), monitorati anche questi per la loro importanza dal punto di vista conservazionistico. Un dato su tutti è quello che riguarda la cattura di una nottola gigante presso Bocca di Caset e che rappresenta il secondo dato in assoluto per il Trentino.

L’attività delle due stazioni è stata possibile grazie al contributo fisico e mentale dei tanti collaboratori, volontari ed appassionati che hanno partecipato nel corso di questi intensi mesi di lavoro e monitoraggio.

A tutti loro va il grazie dello staff MUSE:

La cincia mora (Periparus ater), una delle protagoniste della migrazione 2019.

Alessandro Ardoino, Alessandro Forti, Alessandro Micheli, Alessandro T., Alvise Luchetta, Andrea Bianchi, Andrea Galimberti, Andrea Pontalti, Angelo Alberi, Antonella Bini, Arianna Vettorello, Beate Finger, Benedetta Bianchi, Bepi Tormen, Bianca Zoletto, Camilla Spagnol, Carlotta Bonaldi, Cecilia Baldoni, Chiara Paniccia, Claudia Viganò, Dalì Stocco, Daniela Serafin, Diana Sciandra, Domenico Vassallo, Elena Zamprogno, Elisa Mancuso, Elisabetta Chierici, Emiliano Tomasi, Emma Osele, Enrica Pollonara, Enrico Ceresa, Eugenio Osele, Evelyn Basso, Federica Bertola, Francesca Brigenti, Francesca Roseo, Francesco Carpita, Gaia Bazzi, Gaia Boso, Giacomo Assandri, Giacomo Imbalzano, Giacomo Osele, Giovanni Colombo, Giovanni Nichele, Giovanni Zanardi, Giuliano Caliari, Giuliano Sartori, Giuseppe Melchiori, Giuseppe Molinari, Ibra Monti, Ilaria Brotto, Laura Eccel, Laura Ropelato, Laura Tomasi, Leonardo Siddi, Linda Colligiani, Lorenzo Guagliardo, Luca P., Luca Roner, Lucio Uber, Marco Morbioli, Marlis Forcher, Martina Cadin, Martina Zanetti, Matteo Di Nardo, Matteo Sartori, Mattia Bacci, Maurizio Ceccarelli, Mauro Del Sere, Mauro Luchetta, Mia Vassallo, Michelangelo Morganti, Michele Menegon, Michele Pes, Michele Segata, Mimma Alberi, Nicolò Santoni, Nicolò Vassallo, Ornella Luchetta, Oscar Cimarolli, Oskar Niederfriniger, Paula Lorenzo, Petra Schattanek, Riccardo Gambogi, Sergio Giuseppe Fasano, Silvana De Col, Stephanie Vaillant, Tanja Dirler, Ylenia Zadra.

Per seguire l’attività delle Stazioni aderenti al Progetto ALPI, visita il sito ufficiale: http://progetto-alpi.muse.it/

A cura di Luca Roner e Antonio Romano

L’European Congress of Herpetology, evento che si svolge con cadenza biennale, offre agli erpetologi di tutta Europa l’opportunità di ritrovarsi per un momento di confronto e reciproco aggiornamento riguardo alle più recenti ricerche del settore. Quest’anno sarà l’Italia ad ospitare il convegno, che dal 2 al 6 settembre si terrà presso il Museo di Storia Naturale di Milano, trattando numerosi argomenti legati ad anfibi e rettili: ecologia, etologia e conservazione, con particolare attenzione al problema del Batrachochytridium, fungo molto pericoloso per gli anfibi, che si sta rapidamente diffondendo in tutta Europa.

All’appuntamento non mancherà la sezione di Zoologia dei Vertebrati del MUSE che parteciperà al convegno con un contributo orale frutto del lavoro svolto nel 2018 dagli autori Luca Roner, Antonio Romano e Paolo Pedrini con la collaborazione del personale del Parco di Paneveggio – Pale di San Martino.

Trophic ecology of Alpine salamander, Salamandra atra atra” è il titolo della presentazione che Luca Roner illustrerà all’interno della sezione “Ecology and Ethology”. Le salamandre, predatrici di invertebrati che in alcuni casi costituiscono una porzione significativa della biomassa, possono ricoprire un importante ruolo ecologico in un ecosistema. In quest’ottica risulta importante il lavoro effettuato dagli erpetologi del MUSE che, per la prima volta, hanno analizzato in modo estremamente dettagliato l‘ecologia trofica della salamandra alpina (strategia e disponibilità trofica, selettività ecc), fornendo inoltre utili indicazioni sulle metodologie più adeguate per il campionamento della disponibilità trofica effettiva.

 

 

LA “QUIETE” DOPO LA TEMPESTA

by Antonio Romano on

Il 29 ottobre scorso, la Tempesta “Vaia” – un vento caldo di scirocco con punte fino a 230 km/h – colpiva con violenza le Alpi Orientali, distruggendo migliaia di ettari di foreste alpine. La reazione delle regioni colpite è stata praticamente immediata, con l’attivazione delle procedure per la gestione dell’emergenza e l’urgenza di liberare il terreno dal legname abbattuto, al fine di scongiurare la proliferazione del bostrico (piccolo coleottero con larve xilofaghe, potenzialmente in grado di portare alla distruzione interi boschi). Sull’Altopiano di Asiago (Veneto) e su quello di Vezzena (Trentino), entrambi pesantemente danneggiati dall’evento, le azioni di esbosco, trasporto e stoccaggio del legname si presentavano però doppiamente difficoltose, perché all’esigenza di rimuovere con rapidità gli alberi abbattuti si aggiungeva quella di tutelare un raro endemismo, unicamente di questi luoghi: la Salamandra di Aurora (Salamandra atra aurorae).

 

Il valore conservazionistico di questo anfibio, caratterizzato da uno degli areali più ristretti tra i vertebrati europei, è elevatissimo ed è per questo strettamente tutelato dalle leggi della comunità europea. Gli stessi caratteri, hanno valso alla specie la massima priorità di conservazione, secondo quando stabilito dal Progetto Life+ TEN.

 

Il passaggio di mezzi pesanti, come quelli impiegati nelle operazioni di esbosco, rappresenta una concreta minaccia per questa salamandra che nei giorni piovosi di primavera inoltrata ed estate fuoriesce dai suoi rifugi sotterranei, correndo il rischio di restare schiacciata dai macchinari in azione. Si è pertanto reso necessario, al fine di elaborare una strategia ottimale in grado di rispondere contemporaneamente alle necessità di conservazione e alla gestione dell’emergenza, uno stretto confronto tra ricercatori e pianificatori ed operatori della silvicoltura del territorio. Un obbiettivo questo che è stato raggiunto grazie ad un’attenta pianificazione delle operazioni in bosco, raggiunta grazie al confronto tra esperti del MUSE e del CNR, Servizi Aree Protette e Foreste e fauna della PAT, gli uffici distrettuali forestali e i custodi forestali del Comune di Levico Terme.

 

Nell’area di studio il 40% circa degli alberi è stato abbattuto da Vaia: un territorio devastato.

In quest’ottica, le ricerche sulle zone di presenza della salamandra svolte dagli erpetologi della Sezione di Zoologia dei Vertebrati del MUSE e del CNR sull’Altopiano di Vezzena proprio nell’estate 2017 e nella primavera 2018 si sono rivelate fondamentali, garantendo una corretta impostazione dei lavori. Nelle aree dove la frequentazione dell’anfibio era stata precedentemente accertata, le indicazioni date hanno seguito due semplici criteri cautelativi: procedere all’esbosco in inverno e primavera, con terreno gelato, e sospendere invece i lavori in primavera inoltrata ed estate, durante il picco di attività dell’animale.
Nell’estate 2019 inoltre, il MUSE, in accordo con la Provincia di Trento, ha avviato un monitoraggio nelle stesse aree studiate nel 2017 per verificare presenza ed attività della specie e approfondire le conseguenze della Tempesta “Vaia” sulla specie, sulla base di un confronto con i dati antecedenti all’evento climatico (un argomento, questo che nei prossimi mesi sarà anche oggetto di una Tesi di Laurea dedicata). I rilievi di luglio 2019 (e che proseguiranno fino alla fine di settembre) fanno comunque ben sperare per la Salamandra di Aurora, evidenziando la presenza ed una buona attività degli animali durante le giornate meteorologicamente favorevoli (piovose).

Per approfondire:
Romano A., Costa A., Salvidio S., Menegon M., Garollo E., Tabarelli de Fatis K., Miserocchi D., Matteucci G., Pedrini P. (2018) Forest management and conservation of an elusive amphibian in the Alps: Habitat selection by the Golden Alpine Salamander reveals the importance of fine woody debris. Forest ecology and management, 424: 338-344.