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Il 29 ottobre scorso, la Tempesta “Vaia” – un vento caldo di scirocco con punte fino a 230 km/h – colpiva con violenza le Alpi Orientali, distruggendo migliaia di ettari di foreste alpine. La reazione delle regioni colpite è stata praticamente immediata, con l’attivazione delle procedure per la gestione dell’emergenza e l’urgenza di liberare il terreno dal legname abbattuto, al fine di scongiurare la proliferazione del bostrico (piccolo coleottero con larve xilofaghe, potenzialmente in grado di portare alla distruzione interi boschi). Sull’Altopiano di Asiago (Veneto) e su quello di Vezzena (Trentino), entrambi pesantemente danneggiati dall’evento, le azioni di esbosco, trasporto e stoccaggio del legname si presentavano però doppiamente difficoltose, perché all’esigenza di rimuovere con rapidità gli alberi abbattuti si aggiungeva quella di tutelare un raro endemismo, unicamente di questi luoghi: la Salamandra di Aurora (Salamandra atra aurorae).
Il passaggio di mezzi pesanti, come quelli impiegati nelle operazioni di esbosco, rappresenta una concreta minaccia per questa salamandra che nei giorni piovosi di primavera inoltrata ed estate fuoriesce dai suoi rifugi sotterranei, correndo il rischio di restare schiacciata dai macchinari in azione. Si è pertanto reso necessario, al fine di elaborare una strategia ottimale in grado di rispondere contemporaneamente alle necessità di conservazione e alla gestione dell’emergenza, uno stretto confronto tra ricercatori e pianificatori ed operatori della silvicoltura del territorio. Un obbiettivo questo che è stato raggiunto grazie ad un’attenta pianificazione delle operazioni in bosco, raggiunta grazie al confronto tra esperti del MUSE e del CNR, Servizi Aree Protette e Foreste e fauna della PAT, gli uffici distrettuali forestali e i custodi forestali del Comune di Levico Terme.
In quest’ottica, le ricerche sulle zone di presenza della salamandra svolte dagli erpetologi della Sezione di Zoologia dei Vertebrati del MUSE e del CNR sull’Altopiano di Vezzena proprio nell’estate 2017 e nella primavera 2018 si sono rivelate fondamentali, garantendo una corretta impostazione dei lavori. Nelle aree dove la frequentazione dell’anfibio era stata precedentemente accertata, le indicazioni date hanno seguito due semplici criteri cautelativi: procedere all’esbosco in inverno e primavera, con terreno gelato, e sospendere invece i lavori in primavera inoltrata ed estate, durante il picco di attività dell’animale.
Nell’estate 2019 inoltre, il MUSE, in accordo con la Provincia di Trento, ha avviato un monitoraggio nelle stesse aree studiate nel 2017 per verificare presenza ed attività della specie e approfondire le conseguenze della Tempesta “Vaia” sulla specie, sulla base di un confronto con i dati antecedenti all’evento climatico (un argomento, questo che nei prossimi mesi sarà anche oggetto di una Tesi di Laurea dedicata). I rilievi di luglio 2019 (e che proseguiranno fino alla fine di settembre) fanno comunque ben sperare per la Salamandra di Aurora, evidenziando la presenza ed una buona attività degli animali durante le giornate meteorologicamente favorevoli (piovose).
Per approfondire:
Romano A., Costa A., Salvidio S., Menegon M., Garollo E., Tabarelli de Fatis K., Miserocchi D., Matteucci G., Pedrini P. (2018) Forest management and conservation of an elusive amphibian in the Alps: Habitat selection by the Golden Alpine Salamander reveals the importance of fine woody debris. Forest ecology and management, 424: 338-344.
Congratulazioni a Matteo Facchinelli per il conseguimento della laurea triennale in Scienze Naturali presso l’Università degli Studi di Padova con il lavoro di tesi svolto presso il MUSE dal titolo: “Studio di una popolazione di Bombina variegata in ambienti agricoli della Val di Cembra (Trentino)”!
Lo studio di Matteo ha avuto lo scopo di effettuare una prima valutazione sulla distribuzione di Bombina variegata (ululone dal ventre giallo) in siti naturali e antropizzati della Val di Cembra, e di contribuire allo sviluppo di un protocollo per il monitoraggio della specie, in fase di realizzazione da parte del MUSE, da applicare nell’ambito del Piano di Monitoraggio delle specie di interesse comunitario (Direttiva Habitat 92/43/CEE) previsto dalla Provincia Autonoma di Trento (Azione A5 del progetto Life+T.E.N). Matteo ha applicato metodi di campionamento basati su tecniche di cattura-marcatura-ricattura su popolazioni rilevate in siti artificiali di ambiente agricolo, rappresentati da vasche per la raccolta dell’acqua. Per ciascun animale catturato ha rilevato parametri biometrici (peso, lunghezza). Le caratteristiche dei siti artificiali che possono influenzare la presenza della specie, sono state valutate attraverso il rilievo di parametri fisici e ambientali. I dati ottenuti hanno permesso un confronto con quelli relativi ad altre popolazioni del Trentino ottenuti in occasione di altri studi condotti dal MUSE. Inoltre hanno fornito informazioni utili allo sviluppo di adeguate strategie per la conservazione della specie.