Finché c’è neve…c’è speranza!

by Mattia Brambilla on

I viaggi di foraggiamento nel fringuello alpino

Le nostre conoscenze sull’ecologia dell’avifauna alpina si arricchiscono di un nuovo, prezioso tassello. Un recente lavoro svolto dai ricercatori della sezione, in collaborazione con colleghi di altre istituzioni italiane, ha indagato per la prima volta i fattori ecologici che determinano le caratteristiche dei viaggi di foraggiamento nel fringuello alpino (Montifringilla nivalis) sulle Alpi centrali.

Si tratta di uno dei pochissimi studi che hanno valutato in maniera quantitativa l’argomento per quanto riguarda le specie d’alta quota. I viaggi alla ricerca del cibo per i pulcini sono un aspetto chiave dell’ecologia delle specie ornitiche (e non solo) e comprendere i meccanismi che li regolano può aiutare a capire meglio l’ecologia riproduttiva di una specie, anche per quanto riguarda le potenziali implicazioni per la sua conservazione. Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Ornis Fennica, ha riguardato i fattori stagionali, meteorologici, ambientali e sociali e il loro effetto sulla distanza e sulla durata di 309 viaggi di foraggiamento compiuti da adulti (appartenenti a 35 coppie) durante l’allevamento dei nidiacei, nel biennio 2015-2016.
I viaggi hanno avuto una durata media di 6.12 minuti e una lunghezza media di 175 m (distanza dal nido). Durata e lunghezza appaiono naturalmente correlate tra loro, ma la durata dei viaggi risulta influenzata anche dal vento, che comporta più tempo per il reperimento del cibo, e dalla neve. I viaggi di foraggiamento durano infatti di più quando gli adulti frequentano punti con copertura parziale di neve (es. margini di chiazze nevose).

Similmente, la lunghezza dei viaggi risulta anch’essa maggiore in corrispondenza di visita a siti con parziale copertura nevosa. Il fatto che gli adulti spendano più tempo e coprano maggiori distanze per raggiungere aree con copertura intermedia di neve suggerisce che i margini delle chiazze nevose siano utilizzati per raccogliere prede anche per sé stessi, oppure per raccoglierne un maggior numero da portare al nido. Questo appare pienamente coerente con i risultati degli studi precedenti, che dimostrano come i margini delle chiazze di neve siano un ambiente cruciale per il foraggiamento della specie. Con la riduzione della copertura nevosa durante la stagione riproduttiva della specie, attesa a causa del riscaldamento climatico, è possibile prevedere effetti molto severi sulle dinamiche di foraggiamento della specie. Conservare ambienti idonei alla cattura delle prede (es. praterie alpine con erba bassa) nei dintorni dei nidi sarà cruciale per contenere gli impatti negativi.

A cura di Luca Roner e Antonio Romano

L’European Congress of Herpetology, evento che si svolge con cadenza biennale, offre agli erpetologi di tutta Europa l’opportunità di ritrovarsi per un momento di confronto e reciproco aggiornamento riguardo alle più recenti ricerche del settore. Quest’anno sarà l’Italia ad ospitare il convegno, che dal 2 al 6 settembre si terrà presso il Museo di Storia Naturale di Milano, trattando numerosi argomenti legati ad anfibi e rettili: ecologia, etologia e conservazione, con particolare attenzione al problema del Batrachochytridium, fungo molto pericoloso per gli anfibi, che si sta rapidamente diffondendo in tutta Europa.

All’appuntamento non mancherà la sezione di Zoologia dei Vertebrati del MUSE che parteciperà al convegno con un contributo orale frutto del lavoro svolto nel 2018 dagli autori Luca Roner, Antonio Romano e Paolo Pedrini con la collaborazione del personale del Parco di Paneveggio – Pale di San Martino.

Trophic ecology of Alpine salamander, Salamandra atra atra” è il titolo della presentazione che Luca Roner illustrerà all’interno della sezione “Ecology and Ethology”. Le salamandre, predatrici di invertebrati che in alcuni casi costituiscono una porzione significativa della biomassa, possono ricoprire un importante ruolo ecologico in un ecosistema. In quest’ottica risulta importante il lavoro effettuato dagli erpetologi del MUSE che, per la prima volta, hanno analizzato in modo estremamente dettagliato l‘ecologia trofica della salamandra alpina (strategia e disponibilità trofica, selettività ecc), fornendo inoltre utili indicazioni sulle metodologie più adeguate per il campionamento della disponibilità trofica effettiva.

 

 

Dal 26 al 30 agosto, si terrà a Cluj-Napoca (Romania) il 12° Congresso dell’European Ornithologists’ Union, l’appuntamento a cadenza biennale che raduna gran parte degli ornitologi europei (e non solo), per un reciproco aggiornamento sui principali avanzamenti nell’ambito della ricerca ornitologica.  Il congresso rappresenta un’occasione di confronto e di arricchimento per centinaia di ornitologi che, in diversi ambiti, si occupano di ricerca in campo avifaunistico. Gli argomenti trattati sono molto vari: dalla fisiologia all’ecologia, dal comportamento alla conservazione, dalla migrazione all’evoluzione.

Anche i ricercatori della sezione parteciperanno attivamente a questo importante appuntamento. Mattia Brambilla, Davide Scridel e Paolo Pedrini sono infatti tra gli autori di due contributi accettati come comunicazioni orali al convegno.

Davide Scridel illustrerà un lavoro sugli adattamenti delle specie alla vita in alta quota all’interno del simposio “Living at high elevations – adaptations and current challenges“. La sua presentazione (dal titolo Climatic and environmental limits for the ecology of mountain birds) riguarderà principalmente il fringuello alpino: questa specie, particolarmente adattata al clima freddo delle alte montagne, e per questo fortemente minacciata dai cambiamenti climatici in atto e dalle loro conseguenze sull’ambiente alpino (es. riduzione della copertura nevosa, fattore chiave per questa specie), da diversi anni è oggetto di numerosi approfondimenti da parte della nostra Sezione.

Mattia Brambilla sarà invece chairman della sessione “Bird communities“, all’interno della quale presenterà anche un contributo sulle relazioni tra distribuzione delle specie ornitiche e fattori climatici e sull’importanza di sviluppare approcci di indagine a diverse scale spaziali (Multi-scale approaches are needed to infer true species-climate relationships: implications for research and conservation). Il lavoro, svolto in collaborazione con Lipu/BirdLife Italia, integra studi condotti nel corso di diversi anni su Alpi e Appennini, con importanti conseguenze per la previsione degli impatti dei cambiamenti climatici sulla distribuzione delle specie ornitiche.