Auguri a Giulia Ceciliani, per il conseguimento della Laurea Magistrale che ha discusso il 21.12.2017 presso l’Università degli Studi di Parma (corso Ecologia e Conservazione della Natura), dal titolo: Andamento della migrazione post-riproduttiva di alcuni Passeriformei europei sulle Alpi italiane: analisi inter-annuale di una serie storica di dati di inanellamento (2000-2015).

Nella tesi sono stati analizzati gli andamenti inter-annuali di sei Passeriformi migratori regolari attraverso le Alpi italiane, utilizzando la banca dati di inanellamento del Progetto Alpi : tre specie intrapalaeartiche (pettirosso, fringuello, tordo bottaccio) e tre specie transahariane (balia nera, luì grosso, codirosso comune). Attraverso il calcolo di un indice di abbondanza annuale specie-specifico ottenuto dal numero di uccelli inanellati in 4 stazioni di inanellamento di valico nelle Alpi centrali italiane (Brocon, Caset, Spino, Passata), è stato ricavato un andamento quindicennale (2000-2015) del numero di individui che il network delle stazioni ha osservato in transito. Per ciascuna specie, è stato confrontato l’andamento delle catture con i trend delle popolazioni nidificanti in Centro e Nord Europa.

Questo studio ha permesso da un lato l’aggiornamento delle conoscenze sulla migrazione post-riproduttiva degli uccelli attraverso le Alpi italiane, dall’altro di approfondire aspetti legati all’ecologia e di carattere conservazionistico che caratterizzano alcune delle specie caratteristiche del Progetto Alpi.

 

Distribuzione delle 12 stazioni di inanellamento aderenti al Progetto Alpi (fonte: http://biodoor.muse.it:8080/palpi/ ).

Nuovo traguardo formativo conseguito presso la Sezione di Zoologia dei Vertebrati. Chiara Fedrigotti ha completato il Master Interateneo di I livello in Gestione e Conservazione dell’Ambiente e della Fauna, discutendo la tesi dal titolo “La trasformazione del paesaggio nelle Prealpi Centro-Orientali: analisi del pattern spaziale e aspetti di conservazione”. Le ricerche hanno interessato un’area vasta, all’interno della quale ricadono il gruppo delle Alpi Orobie e le Prealpi del Trentino meridionale, con la Rete di Riserve delle Alpi Ledrensi e il Parco Naturale Locale del Monte Baldo.

Panorama del Baldo © Foto Archivio Parco Naturale Locale Monte Baldo

Partendo dall’analisi ed interpretazione di immagini aeree, lo studio ha permesso di mappare e quantificare i principali cambiamenti avvenuti nel paesaggio delle aree considerate. Particolare attenzione è stata riservata all’evoluzione degli ambienti prativi e delle aree aperte in generale. Questi habitat, spesso frutto della storica interazione con le attività umane, rappresentano delle realtà di grande interesse conservazionistico per le specie che ospitano e il marcato declino evidenziato dalla ricerca rappresenta una criticità ecologica emergente. L’analisi del pattern spaziale di perdita delle aree aperte ha permesso di individuare i principali fattori fisico-ambientali in grado di influenzare la probabilità di abbandono di un territorio, confermando come le aree che per prime vengono colonizzate dal bosco sono quelle poste in corrispondenza di pendenze maggiori, condizioni climatico-ambientali più sfavorevoli alle attività umane (es. scarsità di precipitazioni e di risorsa idrica) o più favorevoli alla crescita della vegetazione (es. temperatura media maggiore).

Pascoli delle Alpi Orobie (fonte: http://forum.valbrembanaweb.com/)

Al fine di approfondire ulteriormente le conseguenze dei cambiamenti ambientali sulla biodiversità, nel corso dello studio è stato sviluppato un modello di idoneità ambientale per il picchio nero (Dryocopus martius), specie indicatrice per gli habitat forestali. Il modello mostra come nel passaggio dal 1954 ad oggi (questo l’intervallo di tempo considerato), l’idoneità ambientale per questa specie sia aumentata significativamente, sottolineando l’importanza delle trasformazioni del paesaggio nella definizione delle misure di conservazione. A Chiara, l’augurio di poter proseguire nelle sue ricerche, allargando le analisi ad un più ampio spettro di specie e approfondendo l’evoluzione del paesaggio nei contesti considerati. Un ringraziamento particolare va infine a Mattia Brambilla, ricercatore della Sezione e supervisore scientifico del progetto.

 

Picchio nero (Dryocopus martius). Ph. Mauro Mendini – Arch. MUSE

 

Tra il 22 e il 25 Settembre 2016 si è svolto a Trento l’XI Congresso Nazionale della Societas Herpetologica Italica (S.H.I.), ospitato dal MUSE – Museo delle Scienze di Trento e organizzato in collaborazione con l’associazione stessa. Al congresso hanno partecipato 127 erpetologi italiani e non solo, che hanno presentato un totale di 93 contributi, di cui 54 interventi orali e 39 poster. Questi contributi sono stati inseriti in 10 sessioni tematiche: Distribuzione e Biogeografia; Monitoraggio; Ecologia ed Etologia; Conservazione; Sistematica, Genetica e Filogeografia; Morfologia; Ecofisiologia; Paleontologia e Museografia; Cheloni marini; Parassitologia e Veterinaria. Infine, i partecipanti hanno potuto assistere a tre sessioni plenarie con relazioni ad invito tenute da Simon Loader (Biogeography as a hard science, or “just so Stories?” An example from deconstructing the African Amphibian Fauna), Robert Jehle (Conservation genetics in amphibians: Integrating spatial and temporal population processes) e Lucio Bonato (Salamandre terrestri: ecologia e distribuzione).

A partire da questo congresso, la S.H.I. ha istituito un nuovo premio che ha l’intento di commemorare Enrico Romanazzi (1980-2016), socio S.H.I. scomparso prematuramente, erpetologo collaboratore del MUSE e membro del comitato organizzatore del XI Congresso Nazionale, a cui va riconosciuto il merito di aver avuto un travolgente interesse per la conservazione dell’erpetofauna e la capacità di portare a termine con determinazione le battaglie intraprese. Lo scopo del Premio Romanazzi è quello di consentire alla traiettoria intrapresa da Enrico di mantenersi nel tempo e di incoraggiare i giovani erpetologi ad abbracciare percorsi di studio e di ricerca che riguardano la conservazione, la branca dell’erpetologia forse più attuale, urgente e necessaria.

Come risultato scientifico del congresso, a novembre 2017, sono stati pubblicati gli Atti, che raccolgono la maggior parte dei contributi presentati durante il congresso. Il file in formato PDF del volume può essere scaricato dal sito web della Società: http://www-3.unipv.it/webshi/pubb/pubblic.htm

Inoltre, se qualcuno fosse interessato ad averne una copia cartacea, la stessa può essere richiesta al personale del MUSE scrivendo ad Ana Rodriguez-Prieto (ana.rodriguez@muse.it).

 

Vipera dal corno (Vipera ammodytes). Ph. Karol Tabarelli de Fatis