LA “QUIETE” DOPO LA TEMPESTA

by Antonio Romano on

Il 29 ottobre scorso, la Tempesta “Vaia” – un vento caldo di scirocco con punte fino a 230 km/h – colpiva con violenza le Alpi Orientali, distruggendo migliaia di ettari di foreste alpine. La reazione delle regioni colpite è stata praticamente immediata, con l’attivazione delle procedure per la gestione dell’emergenza e l’urgenza di liberare il terreno dal legname abbattuto, al fine di scongiurare la proliferazione del bostrico (piccolo coleottero con larve xilofaghe, potenzialmente in grado di portare alla distruzione interi boschi). Sull’Altopiano di Asiago (Veneto) e su quello di Vezzena (Trentino), entrambi pesantemente danneggiati dall’evento, le azioni di esbosco, trasporto e stoccaggio del legname si presentavano però doppiamente difficoltose, perché all’esigenza di rimuovere con rapidità gli alberi abbattuti si aggiungeva quella di tutelare un raro endemismo, unicamente di questi luoghi: la Salamandra di Aurora (Salamandra atra aurorae).

 

Il valore conservazionistico di questo anfibio, caratterizzato da uno degli areali più ristretti tra i vertebrati europei, è elevatissimo ed è per questo strettamente tutelato dalle leggi della comunità europea. Gli stessi caratteri, hanno valso alla specie la massima priorità di conservazione, secondo quando stabilito dal Progetto Life+ TEN.

 

Il passaggio di mezzi pesanti, come quelli impiegati nelle operazioni di esbosco, rappresenta una concreta minaccia per questa salamandra che nei giorni piovosi di primavera inoltrata ed estate fuoriesce dai suoi rifugi sotterranei, correndo il rischio di restare schiacciata dai macchinari in azione. Si è pertanto reso necessario, al fine di elaborare una strategia ottimale in grado di rispondere contemporaneamente alle necessità di conservazione e alla gestione dell’emergenza, uno stretto confronto tra ricercatori e pianificatori ed operatori della silvicoltura del territorio. Un obbiettivo questo che è stato raggiunto grazie ad un’attenta pianificazione delle operazioni in bosco, raggiunta grazie al confronto tra esperti del MUSE e del CNR, Servizi Aree Protette e Foreste e fauna della PAT, gli uffici distrettuali forestali e i custodi forestali del Comune di Levico Terme.

 

Nell’area di studio il 40% circa degli alberi è stato abbattuto da Vaia: un territorio devastato.

In quest’ottica, le ricerche sulle zone di presenza della salamandra svolte dagli erpetologi della Sezione di Zoologia dei Vertebrati del MUSE e del CNR sull’Altopiano di Vezzena proprio nell’estate 2017 e nella primavera 2018 si sono rivelate fondamentali, garantendo una corretta impostazione dei lavori. Nelle aree dove la frequentazione dell’anfibio era stata precedentemente accertata, le indicazioni date hanno seguito due semplici criteri cautelativi: procedere all’esbosco in inverno e primavera, con terreno gelato, e sospendere invece i lavori in primavera inoltrata ed estate, durante il picco di attività dell’animale.
Nell’estate 2019 inoltre, il MUSE, in accordo con la Provincia di Trento, ha avviato un monitoraggio nelle stesse aree studiate nel 2017 per verificare presenza ed attività della specie e approfondire le conseguenze della Tempesta “Vaia” sulla specie, sulla base di un confronto con i dati antecedenti all’evento climatico (un argomento, questo che nei prossimi mesi sarà anche oggetto di una Tesi di Laurea dedicata). I rilievi di luglio 2019 (e che proseguiranno fino alla fine di settembre) fanno comunque ben sperare per la Salamandra di Aurora, evidenziando la presenza ed una buona attività degli animali durante le giornate meteorologicamente favorevoli (piovose).

Per approfondire:
Romano A., Costa A., Salvidio S., Menegon M., Garollo E., Tabarelli de Fatis K., Miserocchi D., Matteucci G., Pedrini P. (2018) Forest management and conservation of an elusive amphibian in the Alps: Habitat selection by the Golden Alpine Salamander reveals the importance of fine woody debris. Forest ecology and management, 424: 338-344.

Creare una base di conoscenze su cui fondare pratiche di gestione sostenibili per gli ambienti acquatici della Riserva di Biosfera UNESCO Alpi Ledrensi e Judicaria. È questo l’obiettivo finale del programma di ricerca “ACQUAVIVA – Acqua e Vita”, che in questi mesi sta portando i ricercatori del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e della nostra Sezione a setacciare le zone umide dei territori compresi tra il Lago di Garda e il Parco Naturale Adamello Brenta. Una ventina i siti indagati, tra laghi (Ledro, Ampola, Tenno e Nembia), torbiere (Fiavé, Lomasona), e pozze d’alpeggio, ecosistemi questi ultimi, la cui biodiversità resta ancora oggi per gran parte inesplorata.

 

Alcuni esempi di siti campionati nel corso del progetto. Da sx verso dx: Bocca Giumella, Passo Durone e Malga Stabio. Ph. Karol Tabarelli de Fatis/Arch.MUSE

 

Oltre ad una tradizionale descrizione degli habitat, delle specie presenti e dello stato di ciascun ambiente, l’indagine si propone di testare anche tecniche di monitoraggio innovative. È il caso delle analisi di DNA ambientale, grazie al quale, partendo solo da poche tracce (uova, residui di pelle, feci, ecc.), è possibile ricostruire un quadro dettagliato delle specie presenti in un’area: dagli anfibi, ai batteri. Ma non solo: ricostruendo la struttura genetica della popolazione di una specie target (in questo caso, la rana di montagna – Rana temporaria) si possono ottenere informazioni sulla diversità genetica delle singole popolazioni, un parametro che riflette il potenziale evolutivo della specie e la sua capacità di sopravvivenza nel lungo periodo.

 

I ricercatori impegnati nelle procedure di campionamento. Ph. Arch. MUSE

 

La ricerca offre anche l’occasione per testare le fasi e le condizioni in cui le tecniche molecolari risultano essere più efficaci, con la possibilità di stilare un vero e proprio protocollo di campionamento esportabile anche in altri contesti, con un occhio di riguardo alla rete mondiale delle Riserve di Biosfera UNESCO. Altro aspetto su cui il progetto ACQUAVIVA intende lavorare è quello della comunicazione e della divulgazione, sperimentando nuove tecniche e mezzi di comunicazione. Oggi più che mai si avverte con urgenza la necessità di avvicinare i comuni cittadini al mondo della ricerca, affinché si diffonda tra la popolazione una maggior consapevolezza della ricchezza naturalistica dei luoghi che vive, sia quotidianamente, sia per una semplice visita.

Terminata da poco la prima serie di campionamenti il team ACQUAVIVA è già pronto per una seconda tornata di sopralluoghi e raccolta campioni.

Grazie a tutto il gruppo di lavoro! Per la FEM: Heidi Hauffe, Nico Salmaso, Adriano Boscaini, Leonardo Cerasino, Lucia Zanovello, Matteo Girardi e Alexis Marchesini. Per il MUSE: Paolo Pedrini, Sonia Endrizzi, Chiara Fedrigotti, Karol Tabarelli de Fatis, Luca Roner e Giuseppe Melchiori.

ACQUAVIVA è un progetto cofinanziato dalla Riserva di Biosfera MAB UNESCO Alpi Ledrensi e Judicaria

Progetto ALPI 2019: cominciano i preparativi

by Francesca Rossi on

Si è tenuto il 7 giugno scorso il consueto incontro annuale del Progetto ALPI, il programma pluriennale di ricerca che dal 1997 studia la migrazione post-riproduttiva degli uccelli attraverso le Alpi. Referenti e collaboratori delle stazioni di inanellamento aderenti si sono dati appuntamento presso “La Passata” (BG), una delle stazioni storiche, fondatrici del Progetto.

15 le realtà presenti e attive nell’anno 2018: Passo della Berga (BS), Bocca di Caset e Passo del Brocon (le due stazioni trentine gestite dal MUSE), Passo del Turchino (GE), Colle Vaccera (TO), Poncetta (SO), Isolino (VB), Malga Confin (UD), Lambrone (CO), Capannelle (BG), Monte Pizzoc (TV), Passo Gardena (BZ), Passo di Spino (BS), Costa Perla (LC) e, naturalmente, La Passata (BG). Hanno partecipato all’incontro anche i referenti ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e le Ricerca Ambientale) per l’attività di inanellamento.

La giornata è stata l’occasione per confrontarsi sull’andamento della stagione trascorsa e sulle prospettive future del progetto. Dopo una panoramica dell’attività svolta da ciascuna stazione nell’anno 2018, è stato illustrato il nuovo sito web del Progetto, che, oltre ad esibire una ricca galleria fotografica, si propone come utile strumento per la consultazione dei dati aggregati degli inanellamenti dal 1997 al 2018, delle pubblicazioni realizzate nell’ambito del Progetto e per la valutazione del lavoro delle stazioni negli anni.

A conferma del valore della corposa banca dati fino ad oggi costruita, sono state quindi presentate alcune analisi condotte sul dataset, riguardanti andamenti e fenologia delle specie migratorie. Proficuo è stato anche il successivo momento di confronto, durante il quale i partecipanti hanno condiviso le proprie esperienze e problematiche concernenti l’attività di inanellamento e prospettato nuovi futuri sviluppi del Progetto ALPI. A conclusione del dibattito, ciascuna stazione ha espresso la volontà di proseguire il monitoraggio anche per la stagione 2019, che prenderà il via con il mese di agosto.

Insieme a tutti i partecipanti ci uniamo nel ringraziare la generosa ospitalità offerta dai responsabili de “La Passata” che ci ha permesso di svolgere i lavori in un’atmosfera di piacevole cordialità e in una stazione di inanellamento organizzata in maniera esemplare.

I referenti delle stazioni di inanellamento aderenti al Progetto ALPI