A proposito delle recenti osservazioni di storni rosei in Trentino

by Karol Tabarelli de Fatis on

Nel mese di maggio il Trentino, alla stregua di altre regioni italiane (dal Veneto, all’arcipelago delle Tremiti) e Paesi europei (Austria, Svizzera, Francia meridionale, Gran Bretagna, Catalogna), è stato interessato da un appariscente e consistente irruzione di storni rosei – Pastor roseus (Linnaeus, 1758), che per alcuni giorni hanno frequentato gli ambienti dei fondivalle utilizzandoli come siti di alimentazione e roosting (dormitorio).

Qui una visuale sulle segnalazioni giunte dall’Europa Occidentale e raccolte nella piattaforma NaturaList (Biolovision)

Lo storno roseo è una specie che nidifica nelle zone steppiche e semidesertiche dell’Asia centrale fino alla Russia centrale e meridionale. La sua distribuzione europea coincide con la Russia meridionale e il Caucaso, con limitate presenze nelle regioni pianeggianti della Pannonia (Ungheria) e a sud del Danubio, in Bulgaria e Macedonia. In inverno migra verso la penisola indiana e nello Sri Lanka (più limitata la presenza invernale in Penisola Arabica). Irregolari invasioni lo portano in primavera verso occidente (Balcani e Grecia in primo luogo), comparendo talvolta anche nel nostro Paese. Questi spostamenti massicci al di fuori dell’areale tipico della specie prendono il nome di “invasioni” (o, più correttamente, “irruzioni”) e possono portare alla formazione di colonie temporanee.

 

Ca. 200 storni rosei (Pastor roseus) sul cedro che cresce contiguo al campanile della Chiesa di San Pietro in Bosco (Ala, TN). Ph. Karol Tabarelli de Fatis/Arch MUSE

Segnalazioni pregresse in Trentino (in tempi recenti)

La specie è stata osservata nel maggio 2002 presso Riva del Garda (una decina di individui in alimentazione su ciliegio; A. Pallaveri com. pers.) e nello stesso anno, individui di storno roseo si sono visti anche in altre località del nord-est d’Italia.; nel giugno 2003 sono stati avvistati tre esemplari presso la Riserva Naturale del Taio di Nomi (T. Bach Frederiksen). In epoca precedente una segnalazione riguardava invece il vicino Alto Adige (S. Zanghellini, giugno 1995).

Notizie storiche

Althammer (1856a) scrive che lo storno roseo «comparisce irregolarmente. Nelle Giudicarie ne fu ucciso qualcuno del 1853 in Giugno. Nel 1855 ne furono uccisi parecchi nelle vicinanze di Rovereto». Un Anonimo ornitologo trentino (1884) precisa che «se ne vede sempre qualche individuo durante il passaggio autunnale, specialmente nelle Giudicarie». Simili le informazioni fornite dal Bonomi (1884), che scrive: «l’arrivo di questa bellissima specie è assai irregolare, giacché passano molti anni, senza che si veda alcun Storno roseo, e poi comparisce abbondantissimo, ma sempre per pochi giorni. Viene in maggio o giugno, costantemente quando le ciriege son mature». «Di passo straordinario ed assai raro» anche secondo Marchi (1907).

A seguire sono elencate le osservazioni e/o gli abbattimenti di storni rosei segnalati dagli Autori storici:

Maschio adulto catturato presso l’orto del Seminario minore di Trento, da un gruppo di una quindicina di individui (Collezioni MUSE).

  • Vallagarina, presso Rovereto, nel giugno 1888 (Bonomi 1889);
  • Vallunga, presso Rovereto, un forte passaggio nei mesi di aprile e di maggio del 1837, e un esemplare ucciso da un branchetto di 6-7, il 3/6/1895 (Bonomi 1896b);
  • presso Rovereto, Sacco e Isera uno storno di circa 150-200 esemplari, il 4 e il 5/6/1884 (Bonomi 1884);
  • Isera, un esemplare catturato nel 1884 e un secondo, giovane, nel 1885 (Bonomi 1884);
  • Lizzana, segnalatala nidificazione in date sconosciute (Bonomi 1884);
  • Marco, 4 esemplari osservati i primi giorni di giugno del 1899 (Bonomi 1903) e due stormi osservati in volo nella primavera 1908 (Bonomi 1909);
  • Noriglio, uno stormo di circa 15 esemplari, il 20/6/1889 (Bonomi 1889);
  • Val d’Adige, presso Trento, tre esemplari nel 1889 (Bonomi 1891) e tre maschi uccisi da un gruppo di circa 15 il 31/5/1924 (Castelli 1928);
  • Campotrentino, presso Trento, un esemplare ucciso l’8/6/1899 (Bonomi 1903);
  • località Paludi, presso Pergine Valsugana, un esemplare osservato il 3/6/1899 (Bonomi 1903);
  • località Campolongo, presso Tenna in Valsugana, uno storno di 25 esemplari nella primavera 1908 (Bonomi 1909);
  • Alto-Garda, in località Bruttagosto presso Arco, un esemplare catturato il 30/5/1908 (Bonomi 1909);
  • Denno, in Val di Non, una femmina uccisa il 6/6/1908 (Bonomi 1909).
  • Un esemplare catturato il 31/5/1924 a Trento è conservato nelle collezioni del MUSE – Museo delle Scienze.

Bibliografia:

  • Pedrini P., Caldonazzi M., Zanghellini S. (2003). Atlante degli Uccelli nidificanti e svernanti in provincia di Trento. Studi Trentini di Scienze Naturali, Acta Biologica, 80, supplemento 2.
  • Bricchetti P., Fracasso G. (2013). Ornitologia Italiana v. VIII. Perdisa: 36-45.
  • Castelli G. (1928). Catture ornitologiche degne di nota avvenute nel sessennio 1922-1927 nella Venezia Tridentina. Studi Trentini di Scienze Naturali; 9/2: 149-172.
  • Cramp S. et al (1994). Handbook of the Birds of Europe the Middle East and North Africa, The Birds of the Western Paleartic. v. VIII: 269-279.

Webgrafia:

http://www.birdingveneto.eu/roseus/index.htm
http://www.liguriabirding.net/easyNews/NewsLeggi.asp?IDNews=292

Con il mese di maggio, Alessandro Forti ha concluso i suoi 12 mesi di Servizio Civile presso la nostra Sezione. «Avifauna alpina e tutela ambientale» era il titolo del progetto che lo ha visto impegnato nel corso dell’ultimo anno e che gli ha permesso di acquisire competenze nel campo del monitoraggio faunistico e dell’archiviazione e gestione dei dati ambientali tramite sistemi informativi geografici e statistici.

Significativa è stata la collaborazione con il Parco Naturale di Paneveggio – Pale di San Martino, dove Alessandro ha seguito il monitoraggio di alcune specie alpine (francolino di monte, pernice bianca, gallo cedrone e fringuello alpino) e si è occupato dell’informatizzazione di dati storici e recenti del Parco. Durante il Servizio ha inoltre affiancato i ricercatori della Sezione nei loro studi riguardanti la pernice bianca in ambiente alpino e ha partecipato ai censimenti della fauna vertebrata (in particolare la Salamandra nera – Salamandra atra atra), nei siti della Rete Natura 2000.

Ad Alessandro arrivino il ringraziamento per la preziosa collaborazione e i migliori auguri per un buon proseguimento negli studi e nel mondo della conservazione da parte della Sezione e di tutto il MUSE.

E’ iniziato il monitoraggio dell’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata) in Trentino. Si tratta di una specie di interesse conservazionistico, elencata nell’Allegato II della Convenzione di Berna e negli Allegati II e IV della Direttiva “Habitat”. L’attività, avviata nel 2017 nel Parco Locale del Monte Baldo e in Val di Cembra, quest’anno interesserà anche la Val di Non, la Valle del Sarca, l’area Bondone-Soprassasso e la Riserva Naturale della Scanuppia. 132 i siti d’indagine in tutto, distribuiti tra 100 e i 1700 metri di quota, principalmente rappresentati da vasche e raccolte d’acqua in ambiente agricolo e da pozze d’alpeggio.

 

Alcuni dei siti indagati nel corso del monitoraggio

 

3 i metodi di monitoraggio applicati (N.B. Tutte le attività di manipolazione vengono eseguite su specifica autorizzazione del Ministero dell’Ambiente):
1. Conteggi ripetuti;
2. Rimozione;
3. Cattura-marcatura-ricattura;

Nei conteggi ripetuti i ricercatori eseguono per 4 volte il conteggio degli individui avvistati. La ripetizione avviene sempre nello stesso sito, ma in 4 giornate diverse, tra loro ravvicinate. La rimozione comporta invece la cattura temporanea degli animali avvistati e il successivo rilascio nello stesso luogo del ritrovamento nel giro di 30-60 minuti. In questo caso, le sessioni di cattura ripetute sono 3 e vengono eseguite consecutivamente nel corso della stessa giornata, con un intervallo di circa 10 minuti tra una e l’altra. Il metodo della cattura-marcatura-ricattura è basato sul riconoscimento individuale degli animali catturati nel corso di 4 diversi campionamenti eseguite in giornate ravvicinate. Il riconoscimento è reso possibile grazie al rilievo fotografico del pattern ventrale degli ululoni, che rappresenta una sorta di impronta digitale dell’individuo.

 

Il pattern ventrale delle macchie, come un’impronta-digitale, permette il riconoscimento dei singoli animali.

 

Con ciascun animale catturato si procede quindi alla registrazione di una serie di dati: sesso, peso e lunghezza; vengono inoltre prelevati campioni biologici utili a identificare, mediante analisi del DNA, eventuali infestazioni da chitridiomicosi, una parassitosi fungina (Batrachochytryium dendrobatidis è il nome dell’organismo responsabile), che colpisce la “pelle” degli anfibi e che oggi è considerata tra la cause di declino degli anfibi. La conoscenza sulla presenza/assenza del parassita in Provincia e sull’entità di eventuali infestazioni è quindi un requisito fondamentale per la corretta gestione e conservazione della specie. Il prelievo è del tutto innocuo per l’animale ed è effettuato passando un tampone sulla cute.

Parallelamente al conteggio/cattura degli animali, vengono rilevate anche le caratteristiche ambientali dei siti indagati, allo scopo di individuare eventuali elementi in grado di influenzare la distribuzione e l’abbondanza delle popolazioni, evidenziando punti di forza e criticità. Il monitoraggio permetterà di aggiornare i dati sulla distribuzione della specie in Trentino, di effettuare stime del numero di animali presenti e di valutare, nel lungo periodo, trend demografici e fattori che ne regolano l’andamento. Il confronto tra diversi metodi di campionamento permetterà inoltre di sviluppare un protocollo per il monitoraggio della specie nel territorio provinciale al fine di una valutazione robusta sullo stato delle popolazioni, minimizzando gli sforzi di campionamento. Saranno inoltre messi in evidenzia gli elementi naturali e artificiali rilevati sul territorio che permetterebbero, attraverso piccoli interventi di ripristino e/o una corretta gestione, di aumentare la disponibilità di habitat riproduttivi presenti, favorendo la diffusione e la conservazione dell’ululone in Provincia di Trento.